Curiosità

Libro o film: che ci piace di più? Un’analisi de Il ballo delle pazze di Mélanie Laurent, tratto dal romanzo di Victoria Mas

di Orietta Possanza

Meglio il libro o il film? Una domanda che ci facciamo spesso quando ci troviamo di fronte ad una opera cinematografica tratta da un libro, magari un classico o un best seller. Un quesito che non trova risposta univoca, nonostante le numerose argomentazioni dei cinefili da un alto e degli amanti della lettura dall’altro.

Ma sono così definite le differenze fra il piacere e le emozioni che proviamo alla lettura di un libro, di un romanzo e quelle che derivano dalla visione di un film?

Posto che il piacere e le emozioni sono in rapporto ai contenuti, alla storia e alla relazione che si stabilisce con l’oggetto, libro o film che sia – di fatto sono linguaggi diversi – molto spesso si tratta di gusti, di assonanze, di intimità con la scrittura o di armonia con le immagini filmiche.

Un bravo scrittore è al pari con un bravo regista e sceneggiatore.

La questione tuttavia, si complica quando il film ha la pretesa di essere tratto da un romanzo, ancor più se trattasi di capolavoro letterario, qui abbiamo toccato con mano in molte occasioni, la scarsa qualità del prodotto cinematografico.

Eppure esempi di trasposizione cinematografica riuscita ce ne sono, solo per citare quelli più famosi e datati, Apocalypse Now di Francis Ford Coppola, gran capolavoro tratto da un altrettanto bel libro Cuore di tenebra di Joseph Conrad, oppure a Rebecca la prima moglie film di Alfred Hitchcock tratto dal bel libro di Daphne Du Maurier o ancora  Quel che resta del giorno, il riuscito e pluripremiato film di James Ivory tratto dal romanzo di Kazuo Ishiguro.

Esistono poi casi in cui il regista e lo sceneggiatore con la loro vena creativa hanno perfino dato nuova linfa al libro, pensiamo a Il cacciatore di androidi di Philip K. Dick, da cui è scaturito Blade Runner di Ridley Scott o a Qualcuno volò sul nido del cuculo diretto da Miloš Forman, tratto dal romanzo di Ken Kesey.

Un caso recente di adattamento cinematografico è il film Il ballo delle pazze di Mélanie Laurent (Amazon Prime) è ispirato all’omonimo romanzo d’esordio di Victoria Mas, successo letterario in Francia nel 2019 e pubblicato in Italia da edizioni e/o nel 2021.

Il ballo delle pazze Recensione

Il romanzo si svolge nel breve periodo, tra il 3 marzo 1885 e il 18 marzo 1885, con un epilogo al 1890. Pone l’accento sull’intimo e profondo rapporto delle donne i cui destini sono legati alla clinica Salpêtrière, e intorno all’evento il “ballo delle pazze”.

Ogni primavera, nel manicomio femminile si teneva un ballo in maschera che permetteva alle recluse nel reparto isteriche, di incontrare la Parigi mondana, consentendo agli invitati, molti scrittori famosi dell’epoca, di scrutare da vicino la follia in tutte le sue tinte. Il ballo, introdotto dal medico neurologo della struttura Jean-Martin Charcot, faceva parte degli esperimenti funzionali alla terapia.

Ed in effetti è proprio il ballo il fulcro di questo romanzo per ciò che rappresenta, l’unico incontro delle alienate con il mondo esterno e allo stesso tempo, una festa nella quale ripongono le loro speranze di fuga, sognando magari qualcuno che riesca a liberarle.  Ma “alla Salpêtrière si entra e non si esce”.

Così l’autrice, dopo approfondite ricerche sulla storia dell’ospedale più famoso di Parigi, ci consegna le vicende di alcune donne, figure emblematiche del luogo: Louise, un’adolescente violentata e rifiutata dalla sua famiglia, Thérèse, l’ex prostituta rinchiusa per vent’anni, Geneviève, l’amministratrice che ha dedicato la sua vita al manicomio e a Charcot, Eugènie che parla con i defunti e per questo viene internata a forza dal padre, un notaio parigino preoccupato per la sua reputazione.

Eugènie, protagonista del finale a sorpresa, conosce bene la storia della Salpêtrière, l’orrore della reclusione arbitraria svolta in quel luogo fin dal 1600. Lì venivano rinchiuse donne mendicanti, barbone, ribelli; poi, anche le prostitute e le dissolute; infine le pazze, le violente, le idiote, le deliranti anche le bugiarde e le cospiratrici. A metà ottocento, la medicina aveva fatto i suoi progressi, arriva Charcot con il suo reparto delle isteriche e con la pratica dell’ipnosi. Lì teneva lezioni pubbliche a dimostrazione della sua pratica medica, con tanto di foto e documenti. Le isteriche di Charcot, così erano chiamate le pazienti, venivano mostrate, alla borghesia parigina, durante le sedute di ipnosi, come fossero animali da baraccone. C’è da dire infatti, che nonostante il noto apporto di Charcot alla moderna neurologia, le sue lezioni pubbliche divennero ben presto una sorta di spettacolo circense, che l’autrice non disdegna di sottolineare e criticare aspramente. Storia e fatti probabilmente noti agli addetti ai lavori, medici e psichiatri, ma sconosciuti ai più e che Victoria Mas sente di voler approfondire: “prima di tutto, era essenziale per me capire sia il contesto morale del tempo, la struttura sociale, sia la causa di questi internamenti abusivi contro le donne. Non volevo inventare o estrapolare, ma provare a dipingere, nel modo più accurato possibile, questa società squilibrata di fine Ottocento”. Un romanzo dunque, di denuncia, dalla parte delle donne, che guarda al legame fra le protagoniste, alla alleanza che si stabilisce fra loro e che le spinge a sopravvivere nonostante tutto. Un legame concreto in un luogo oscuro in cui riescono a proteggersi a vicenda, ben rappresentato anche nel film Le bal des folles e che accomuna la scrittrice Victoria Mas e la regista Mèlanie Laurent che portano alla luce, disvelano il dramma, la dura e cruda realtà della Salpêtrière, ognuna con la propria tecnica narrativa, senza perdere la tenerezza.

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