Protagonisti

La Libreria Palmieri di Lecce

La Libreria Palmieri è stata aperta nel 1968. Edo Palmieri ha voluto aprire una libreria dopo aver concluso la sua carriera di calciatore. La scelta del luogo è stata piazza Mazzini, nella parte nuova della città, che in quell’epoca iniziava a popolarsi di nuovi palazzi, bar e locali commerciali. Edo aveva un carattere aperto e, pur se non aveva vissuto a Lecce ‒ lui veniva da Barletta ‒, in pochissimo tempo era riuscito a creare intorno a sé una rete di amici e clienti.

Lecce era stata la città dell’amore: venuto nel Salento per la squadra si era fermato, perché aveva conosciuto Anna e si erano sposati. Una famiglia allargata, due figlie, i nonni, una zia; la politica, che in quegli anni entrava prepotentemente nella vita delle persone, la libreria come luogo di aggregazione, Anna impegnata nella scuola ed Edo in libreria. Gli ideali di uguaglianza ed equità sociale spingevano Edo a una grande generosità verso gli studenti, a cui apriva conti che spesso rimanevano ignorati. La sua è stata una vocazione umana, più che commerciale.
Poi, quella che sembrava una storia allegra dei nostri tempi ha avuto il più tragico degli epiloghi, Edo è morto in un incidente stradale nel quale la famiglia tutta è rimasta coinvolta.
Quando un uomo giovane muore resta l’enorme rimpianto di quello che ancora avrebbe potuto fare, un percorso reciso. Anna ha voluto in ogni modo continuare a tenere aperta la libreria, farne quello che era e in più un monumento a lui, un luogo sacro e laico.

La libreria ha attraversato il tempo e dal tempo è stata attraversata, negli anni Ottanta lo splendore di un benessere diffuso l’ha coinvolta, la politica si è fatta più discreta nei sui aspetti condivisi. I lunghi cortei, le lunghe gonne delle ragazze, le lunghe barbe degli intellettuali sono stati sostituiti da nuove mode e così anche i libri e il modo di essere prodotti, proposti, venduti. Il Natale con le vendite straordinarie, le campagne scolastiche così faticose ma imponenti nel bilancio annuale, le case editrici che invitavano i librai in riunioni premio. Il mondo del libro aveva uno sfavillio che fino ad allora non gli era appartenuto. Gli autori giravano l’Italia, Bevilacqua, Sveva Casati, il maestro D’Orta, Mario Capanna, Alberoni: quanti volti, firme sulle prime pagine dei romanzi, clienti festosi, presentazioni affollate.
Negli anni molte persone hanno accompagnato il nostro percorso, clienti, collaboratori, ognuno ha lasciato qualcosa di sé, ha arricchito questo luogo, ma protagonisti silenziosi e imponenti restano i libri. Volumi che sembrano voler uscire dallo scaffale e presentarsi a occhi distratti. Anche gli autori, perfino i classici, conoscono mode, successi e abbandoni. Bruno Vespa continua a vendere molto, Siddhartha non è più amato come un tempo, Kundera è diventato di pochi, I Tarocchi sono una richiesta rara, ma il coro delle voci è sempre il più possente che possa esserci al mondo.

Se dovessi chiedermi il perché di questo lavoro, potrei dire che non ne conosco un altro, che da piccola aiutavo mio padre a scaricare i libri dall’auto quando tornava da Bari carico di volumi scolastici, che ho aspettato con mia madre l’ora di chiusura per tornare a casa a pranzo ogni volta che uscivo da scuola. Posso dire che un vecchio prete veniva ogni volta in ritardo e gridava dall’angolo della via che lo aspettassimo e si precipitava sul tavolo dei saggi come se fra quelle pagine fosse la vera e unica certezza di eternità.
Se c’è un futuro non so dirlo, non è la fine che dà un senso al percorso, solo la strada conta, mentre la si percorre, difficile. Per quanto possa apparire, insieme ai libri non si è mai soli e questo deve pur valere qualcosa.

Daniela Palmieri, Libreria Palmieri

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