Luoghi ed Eventi

Premio Sila ’49

di Amedeo Di Maio

Il richiamo nel nuovo titolo al ’49 vuole significare che la sua fondazione, nel 2010, ha come principale ragione la ripresa del Premio Sila che è stato giusto istituito nel 1949 con fondatori Giacomo Mancini, Raffaele Cùndari e Mauro Leporace, presidente di giuria lo scrittore calabrese Leonida Repaci che nel 1946 aveva ripreso la gestione del Premio Viareggio, da lui fondato nel 1929 ma gestito dal 1931 dal regime totalitario all’epoca vigente.

I premi letterali erano pochi, il primo fu fondato da un gruppo di intellettuali milanesi, presieduto da Bacchelli, nel 1929 e che prese il nome della via dove era situato il ristorante nel quale si decise di fondare il Bagutta. Il Premio Strega è stato fondato nel 1947 e quindi il Premio Sila fu tra i primissimi premi letterari di rilievo istituiti in Italia, anche come motivo di ripresa culturale, immediatamente dopo la caduta della lunga dittatura fascista. Repaci fu il primo presidente della giuria e vi ebbe “grandi amici del Premio Sila…che hanno dato alla redenzione del Mezzogiorno anni di lotta tenace e difficilissima”. Nell’anno della sua fondazione, il premio fu assegnato alla memoria di Guido Dorso e di Adolfo Omodeo. Come è noto, Dorso fu autore del gran libro di riferimento alla Questione Meridionale, Omodeo, ex aequo, fu grande storico, amico di Croce, e fu anche prima rettore dell’università statale di Napoli (oggi Federico II) e poi ministro dell’istruzione. Un Premio che ha avuto tra i suoi giurati, ad esempio, Carlo Levi e Giuseppe Ungaretti e tra i premiati, sempre come sintetico richiamo, Leonardo Sciascia (cento anni dalla sua nascita, nel gennaio di questo 2021) e Ignazio Silone.

Leggendo Repaci, ci piace osservare che quanto scriveva nell’anno della fondazione del Premio Sila, appare anche oggi concretamente descrivibile. Scriveva nel 1949 che “il Premio suscita molto interesse…specialmente tra i giovani…e alcune domande di questi giovani sono così acute e pertinenti che si ha subito la certezza di una città culturalmente matura”. Maturazione che, come scritto nel vigente manifesto, può interrompersi, seccare, se non si sta “lontano dal modello televisivo imperante” e, come invece svolge la direttrice del Premio, non si organizzano piacevoli incontri tra autori di libri, anche di quelli soggetti alla difficile e complessa selezione per il premio stesso.

Dalle pur poche citazioni che ho fatto, appare evidente che si premiava, in anni diversi, lo scritto di un saggio o di un romanzo, perché giustamente si riteneva entrambi avessero rilevante influenza sulla cultura. Nel manifesto attuale del Premio si legge che “ancora oggi si avverte la necessità, tutt’ora impellente, di stimolare, in un periodo storico complesso e difficile, la ricostruzione di un tessuto sociale attraverso percorsi culturali che richiedono attenzione, sensibilità e partecipazione”. Ne discende una giuria che si compone di critici letterati, poeti, scrittori, storici (sia della politica, sia dell’arte), giuristi, diplomatici, ingegneri, economisti, volti a premiare ogni anno un romanzo e un saggio ed eventualmente anche autori stranieri che abbiano “uno sguardo da lontano” del nostro Sud e pur personaggi italiani che possiedono una ricca e generosa carriera culturale. Sempre, anche perché legati alla nobile tradizione del Premio fondato nel 1949, prima di decidere il romanzo da premiare, si prende in considerazione il dialogo intercorso sia con gli studenti sia con lettori di Cosenza. Entrambi esprimono un loro giudizio sui primi dieci romanzi selezionati dalla giuria e i giurati ne tengono in qualche modo considerazione, selezionando ancora cinque romanzi entro i quali v’è contenuto quello che verrà poi premiato. Un lungo e complesso meccanismo ma che esprime il desiderio di rappresentare un Premio non chiuso e quindi ermetico come tanti oggi diffusi, sia in Italia, sia all’estero. Sono stati premiati romanzi singolarmente scritti, in ordine cronologico, da Parrella, Bonvissuto, Perissinotto, Falco, Colombati, Trevisan, Lattanzi, Melandri, Durastanti. Premiati saggi di economia, uno scritto da Carlini, l’altro dal francese Fitoussi; un saggio di sociologia scritto da Chiara Saraceno, uno realizzato da Luciana Castellina, un altro ancora dall’antropologo Vito Teti, dallo storico D’Orsi e, ancora, dalla filosofa Di Cesare e, infine, dal giurista Ferrajoli. Sono stati premiati, per la loro carriera l’archeologo e storico dell’arte Salvatore Settis, il compianto giurista Stefano Rodotà, lo storico Carlo Ginsburg, il giurista Gustavo Zagrebelsky, l’artista fotografo Ferdinando Scianna, la cantautrice Giovanna Marini. Premiati, “guardato da lontano”, la storica Lucy Rial, lo storico J. A. Davis, l’antropologo Jason Pine, lo storico Dickie. Tutti premiati in incontri collettivi a Cosenza, caratterizzati da profondi e simpatici dialoghi.

Anche nell’anno appena trascorso, il 2020, la giuria ha selezionato i dieci romanzi poi letti dagli abituali autonomi lettori e dagli studenti liceali; ha, con molta attenzione per la triste pandemia corrente, invitato di volta in volta i singoli autori di romanzi a un, sanitariamente prudente, dialogo con i lettori. La giuria ha poi selezionato i cinque romanzi e pensato il saggio da premiare. Il Premio non è però ancora stato deciso e quindi portato a conoscenza del pubblico, perché si spera, in un futuro non remoto, che sia possibile l’incontro e il conseguente dialogo.

Per saperne di più: www.premiosila49.it

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