A proposito di… librerie, librai e libri
Oggi pubblichiamo il parere scritto da Raimondo Di Maio all’uscita due anni fa di un testo che continua a circolare ma da cui prendiamo le distanze.
Quello che ci interessa sottolineare è la diversa impostazione del libro superficiale e che già dal titolo depone non a favore delle librerie citate e non citate (ci chiediamo: ma chi pubblica questo tipo di testi vuole veramente che le librerie vivano???), considerato che ne esclude veramente tante e non è una guida come prometterebbe di essere, e quella??? del nostro libraio che rispecchia competenza e passione per un lavoro che proprio la superficialità sta distruggendo… Book and the city sta dalla parte di chi i librai e i libri li ama davvero e profondamente.
Il parere del libraio Raimondo Di Maio
Guida inutile anzi dannosa per lettori e per clienti che ci scoprono vivi, scompaia piuttosto la guida così malfatta.
La Guida tascabile delle librerie italiane viventi delle Edizioni Clichy apparsa nel 2019, due edizioni [sic!]. Questa guida per la mancanza di una minima documentazione e conoscenza dell’oggetto e la completa assenza di un vero progetto, è destinata più a provocare danni ai lettori e alle librerie spacciando informazioni insufficienti e caratterizzate come sono da una tale informe classificazione, che merita solo di entrare nell’aneddotica delle guide inutili o farlocche.
Apro a sedicente alla voce “Campania” che è un pessimo frammento dell’intero volume. Ho scelto la mia regione, che è quella che conosco meglio e dove dal 1984 svolgo la professione di libraio effettivamente. Leggo e capisco che la regione è stata scambiata dagli anonimi redattori di questa guida per il villaggio in miniatura di Bekonscot, dove ci sono delle librerie in miniatura, e come pure è immaginabile senza veri librai, dove la libreria principale del villaggio si chiama Ann Ecdote (che sta per “aneddoto”)…
Ho la fortuna che la brava libraia di Pomigliano d’Arco, Maria Carmen Polisi, della libreria “Mio nonno è Michelangelo”, alla domanda: “Qual è la tua libreria preferita nel mondo? E in Italia? Risponde, per l’Italia: Libreria Dante & Descartes di Napoli, che nell’insufficiente guida non è presente, come non sono citate: Pironti, Narciso, Fiorentino, Rocco, Neapolis, Colonnese, Raffaello, Lieto, Librido, Libraccio, Tamu, Perditempo, Eva Luna, Ubik, Pacifico, Il Globo, P&B…
Come pure rilevo non sono affatto citate le librerie di Procida: “Nutrimenti” e “Graziella”; di Capri la “Conchiglia”.
Non sono considerate Salerno e Avellino, che pure sono province della Campania…
Suggerimenti 1) consiglio di studiare attentamente quel capolavoro del genere, un successo planetario di Jorge Carrion, “Librerie”; 2) compulsare le “Pagine Gialle” e poi le città e le botteghe, che si conoscono visitandole e incontrando i librai, quelli veri, degni del nome e della professione.
Infine sono veramente tanti oggi i libri sulle librerie da leggere e meditare e infine non disdegnerei di chiedere informazioni a intellettuali locali, che sanno distinguere il grano da loglio…
E chiudo questa nota per restare in tema con le parole che Nicolò Franco, nel 1539, usò nel famoso “Dialogo del venditore di libri”:
“Dunque ogni carta scritta, ogni scartaffo merdoso, et ogni cosaccia data alle stampe tu chiami libro?”.
Grazie a Raimondo Di Maio, il libraio in fondo alla città.
E già che lo ha citato, a proposito di librerie e librari, approfittiamo per raccontarvi la storia del libello di Nicolò Franco da Benevento (1515-1570), poeta e scrittore dotato di una frizzante e incontenibile vena polemica e satirica che l’avrebbe condotto sul patibolo – fu condannato a morte e impiccato per la creazione di un libello contro Paolo IV e la sua famiglia, nel 1939 pubblico a Venezia i noti “Dialoghi piacevolissimi”, lodati anche da Torquato Tasso. L’opera ebbe notevole successo e fu continuamente ristampata sino al 1559. Successivamente, come avvenne a molte altre opere letterarie, anche questo scritto fece le spese del clima repressivo inaugurato dalla pubblicazione proprio in quello stesso 1559, del primo indice romano dei libri proibiti (di cui parleremo più a fondo in seguito). Il libro di Franco tornò in circolazione a fine secolo dopo essere stato diligentemente corretto da Girolamo Giovannini, domenicano ed espurgatore professionista. Da quell’opera Marsilio nel 2005 estrasse il dialogo sulla libreria, curato da Mario Infelise, una delle più antiche descrizioni del mestiere di libraio, presentato nelle due versioni, l’originale di Franco e quella purgata dal censore. Il confronto consente di evidenziare, all’interno di un testo vivace e molto sensibile alle grandi tematiche culturali del tempo, le preoccupazioni e gli intenti della censura ecclesiastica.
Alla prossima curiosità… sempre dalla parte delle librerie.